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Un armadillo è per sempre

Che cosa siamo, se non un coacervo di difetti e insicurezze mitigati da qualche flebile momento felice?

Serenamente m’appresto così a parlarvi di quello che mi ha fatto ridere da star male e piangere raccontando, raccontandosi, raccontandomi. Ragazzi, oggi parliamo di Zerocalcare. Aprite il libro a pagina 106.

Nello specifico, vorrei parlare de La profezia dell’armadillo. E vorrei farlo perché nelle sue disavventure posso cercare ogni momento della mia vita e trovarlo lì, che mi guarda, che mi ricorda di quando non ho messo a posto la mia camera per troppo tempo e mia mamma urlava, e questo nello spettro dei ricordi è comunque un ricordo felice perché si era piccoli e c’era qualcuno che ti sgridava e poi voleva fare pace e questo è bellissimo.

In sostanza, attraversando tutta la vita di Zero, si vede quante volte è facile e inevitabile la distruzione di tutte le nostre aspettative, sia che si rivolgano all’amore, che al lavoro, che al semplice rapporto umano con i vicini di casa, o con una pianta.
O – perché no? – con il frigorifero. Perché lo sappiamo tutti che ci sarà il momento in cui decideremo di comprare una melanzana in più rispetto alle previsioni e la melanzana morirà, per la nostra presunzione e per la nostra incapacità di organizzare pranzi e cene in maniera dignitosa ed economica.

E poi mi ricorda di quando c’era il baretto. I videogiochi. Street Fighter e una roba coi fucili. Dovevo ammazzare degli zombie e ogni volta rischiavo l’infarto. Però ci giocavamo tutti e tutte, perché dovevamo farci vedere. I giri sui cinquantini, l’estate infinita, gli innamoramenti falliti, i due di picche costanti perché – ragazzi diciamocelo chiaramente – non che ora io sia un bijoux, ma a quattordici anni ero veramente un cesso. Gli autoscontri. Il rischio di finire in ortopedia ogni sera, ripetutamente.

A un certo punto vediamo il nostro eroe rapportarsi con la morte. Muore una sua vecchia amica, e lui non riesce a far altro che metter su un sorriso isterico e teso e comunicarlo a un amico. E fa male, dopo le risate, dopo che ti fermi a pensare a quando hai avuto TU la stessa incombenza. Perché succede, la morte capita, non si annuncia e ti manda un segnale strano al cervello per il quale risulti freddo e lucido ma dentro ribolli di rabbia e vorresti urlare. A volte la morte ha il suono di un suicidio e a volte il suono di un proiettile e di una camionetta. Zero ci dice che dopo la tragedia viene la rabbia, e poi il ricordo e noi sappiamo bene che è così.

Così come ti senti dopo aver fallito in un progetto, dopo essersi sbattuti terribilmente e non esserci riusciti. A volte solo perché hai preferito procrastinare e farti biasimare. Dopo che hai fatto morire una pianta. Dopo un discorso esistenziale alle tre di notte, quando hai sedici anni e pensi di essere speciale ed eterno, ma tutto fa paura e sembra insormontabile. Dopo che una persona ha preferito qualcun’altro a te. Dopo che hai spiegato a tua madre come far funzionare il computer, ma lei non ha mai capito. Il vuoto e il silenzio in un discorso di circostanza con un vecchio amico. Il terrore di crescere. Il lavoro, la famiglia, i figli.

Potrei descrivere 100.000 episodi nei quali mi ritrovo, ma spero che anche voi abbiate TUTTI letto questo piccolo lavoro maestrale e che mi capiate senza ch’io debba spiegarmi.

Diciamo che, a quasi trent’anni, leggere questo volume mi porta in un limbo fatto di consapevolezza, su chi sono e cosa vorrei cambiare, sulle delusioni ricevute e le soddisfazioni malcelate, sulle debolezze che affiorano con prepotenza per il semplice fatto d’essere un frutto degli anni ‘80, e aver visto cambiare così tante cose che sembra quasi d’esser partita da un altro mondo per poi atterrare qua, su un terreno fatto di mirabilie tecnologiche.

Sinceramente, trovo che sia uno degli autori più brillanti di questa generazione di fenomeni e che, prendendo in considerazione la diversità di contesto, le diverse esperienze e mille altri ovvi fattori che eviteranno lo scatenarsi di una polemica sterile dinnanzi a questa mia affermazione, ci si trovi davanti a un artista che, a livello narrativo, viaggia sullo stesso livello di Pazienza.

E con questo, prosit, e andiamo a mostrare le nostre debolezze al mondo・

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