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Le donne di Enoch

Luca Enoch. Classe 1962. Uno dei – a mio modestissimo parere – più capaci fumettisti/illustratori italiani. Capace di creare piccole eroine contro mondi demoniaci, paladine dell’omosessualità, donne coraggiose in grado di vagare nello spazio tempo per salvare l’umanità. Capace, tra le altre cose, di rendere  plausibile l’esistenza di un mondo in cui i tendini tesi di pachidermi morti diventano corde di arpe megalitiche. Creatore di Sprayliz negli anni ’90, poi di Gea, poi di Dragonero, poi di Lilith
Grazie papà Bonelli per tutti questi mangiarini (cit.)

Qui ci starebbe un corale “mecojoni”. Personalmente l’ho scoperto a dieci anni, nel 1999. Circa diciott’anni dopo ho capito e apprezzato a pieno la sua idea di realtà distopica e le crisi esistenziali che riescono a creare i suoi fumetti nella tua testa di lettore.

Il primo numero di Gea ha soddisfatto la mia curiosità su quella che nella mia piccola e fantasiosa testolina vedevo come la mia vita “da grande”, o meglio, quella che sarebbe stata la vita dei miei sogni. Se un minimo conoscete questo complicatissimo fumetto mi direte: ma che cazzo di vita volevi avere?. Ma solo dopo aver detto: ma che cazzo di fumetti leggevi a dieci anni?
Semplicemente avevo una meravigliosa nonna che pur di vedermi contenta mi avrebbe comprato anche il Mein Kampf (non che io abbia mai voluto leggere cotanta mostruosità), e inoltre trovavo l’idea di condividere un loft situato in una zona industriale abbandonata e composto al 99,9% da cemento armato con un gatto sensitivo, qualche mostro e un amico/fidanzato batterista una figata pazzesca. Beata innocenza. Già da bambina disegnavo e scrivevo parecchio, e quei disegni dal tratto perfettamente contrastante con la brutalità delle storie illustrate, aldilà di tutte le turbe da prepubescente ch’io potessi avere, mi piacevano, mi affascinavano.

Purtroppo o per fortuna, Gea si trovava in edicola solo una volta ogni sei mesi, e questo mi ha dato la possibilità di scoprirne le tantissime sfaccettature e godermi tutte quelle circostanze ambigue e misteriose che si creavano con lo scorrere delle pagine e del tempo. Con la sua maestria, in un fumetto il buon Luca ci ha regalato un’opera coi controcazzi, un fumetto che passa per le difficoltà di un’adolescente, demoni sotto mentite spoglie, per la messa in discussione di una società patriarcale, per la forza di una piccola donna con la spada e per la poesia nella storia di un fauno. E passa soprattutto per il trauma dell’ultimo numero. Ci racconta la vita che scorre, di sei mesi in sei mesi, ma lo fa con un tratto talmente pulito e dolce che potrebbe (e lo fa) raccontarci la morte, che sembrerebbe comunque bellissima・

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